LETTERA
Cara mamma,
mi sono chiesto
se ti piacerebbe conoscere la mia storia. È una storia fatta di pietre e di
gocce di sole. È una lunga storia ma noi non abbiamo problemi di tempo, giacché
da quando la Vita è in noi, noi siamo la Vita e il Tempo e la Storia.
E tutto ci
appartiene. Inseriti come siamo nella corrente dell’ineffabile mistero di Dio.
Abbiamo tempo,
tutto il tempo che ci occorre, io e te per parlare. E abbiamo tante cose da
dirci.
Così ho pensato
di scriverti una lettera, una lunga lettera, perché quando io nascerò anche tu
nascerai con me e ci sono cose che è bene che tu sappia.
Ti parlerò di
me, di come da un mondo lontano sono approdato alla vita, ti
racconterò
qualcosa del mio lungo viaggio, della mia grande avventura: cosicché tu,imparando
a conoscermi, ti preparerai ad accogliermi.
Hai voglia di
ascoltarmi ? Prenditi un po’ di tempo e fammi spazio dentro di te: è di
questo che ho bisogno per crescere. Uno spazio raccolto, non troppo
grande e neanche troppo piccolo, ma soprattutto uno spazio tutto per me,
che sia solo mio, che sia il mio spazio in te.
Allora, se sei
pronta, fammi un cenno e io comincerò a parlare…
Eccomi qua. La
Vita mi ha catapultato dentro di te quando meno me l’aspettavo ma ora sono
contento di esserci.
E tu? Sai, a volte
non so se mi vuoi veramente, se sei felice del mio essere in te, se sai perché
sono qui.
Sono ancora
molto piccolo e tu non ti accorgi nemmeno della mia presenza eppure io ci sono,
io esisto. Sono come un grumo di luce, fatto di polvere di stelle. Sono antico
come il mondo o forse più ma sono anche fresco e nuovo come ogni vita che sta
per sbocciare. Una cosa è certa: sono unico e speciale perché non esiste sulla
terra e nell’universo intero un altro essere uguale a me. Vedi, ogni cucciolo
d’uomo che nasce è come un piccolo albero che spunta: ha le radici piantate
nella terra e i rami che tendono al cielo. Ogni essere umano che nasce è frutto
di passato e di futuro ed è per questo assolutamente diverso da ogni altro.
Speciale, irripetibile. Un’opera
d’arte
originale, un pezzo unico firmato dal Creatore. Così anch’io, mamma. Anche se
quando sarò nato alcuni tratti del mio volto o certe mie espressioni ti
ricorderanno quelle di qualcun altro, anche se vedrai in me il sorriso della
nonna o il naso del nonno, sappi che sono solo pennellate di colore ma che il
ritratto, il quadro finale è solo mio.
Così pure se la
mia presenza in te fa affiorare il ricordo di un’altra presenza, che
rappresenta per te un antico dolore, ti prego fa’ che questo tuo ricordo non
offuschi come nebbia il mio piccolo cuore che già batte vigoroso dentro di
me.Io sono io e nessun altro e ho qualcosa di speciale da dirti se sei disposta
a guardarmi e ad ascoltarmi.
So che ti
sembrerà strano, ma sono io che ti ho scelto, non tu, o meglio è la Vita che ha
scelto per me il luogo più appropriato dove io potessi prepararmi alla grande
avventura che mi attende.
Tu sei la mamma
che faceva per me, quella di cui avevo bisogno proprio ora per crescere e
sviluppare tutte le mie potenzialità e i miei doni. Perché io
esistevo già,prima ancora di affacciarmi alla vita. E vengo da molto lontano,
da un luogo senza tempo e senza forma, dove esistono solo luce, bellezza,
amore, pace e armonia.
Non è facile
lasciare quel Paradiso, sai, per rimettersi nel tumulto del mondo ma è
necessario farlo, perché abbiamo ancora molte cose da imparare.
Tu ed io.
Così un giorno
sono partito per la mia missione speciale e sono approdato in te,proprio come
il seme del soffione, spinto lontano dal vento, prima o poi si posa sul terreno
umido e bagnato e delicatamente vi affonda.
Anche io nasco
da un seme che dolcemente, teneramente ha fecondato la terra e come un seme, un
giorno, quando sarò grande, mi spargerò per il mondo, lasciando intorno a me
briciole d’azzurro. Voi forse allora non ci sarete più ma questo non ha
importanza. Perché ciò che conta è che la vita continui. E la vita ora è qui,
in me.
Mi sono fatto un
piccolo nido nel tuo grembo. All’inizio non è stato facile. Tu hai perso un po’
di sangue e ti sei spaventata. E io con te. Perché mamma non è felice?
mi chiedevo,
cosa c’è che la preoccupa? Ma poi, un po’ alla volta tutto è passato e io mi
sono accoccolato nella parete soffice del tuo utero e mi sono perso nei miei
sogni.
Da questa mia
posizione privilegiata io riesco a vedere anche ciò che tu non vedi, è come se
una finestra fosse aperta per me sul passato e sul futuro: la mia vita qui è
fatta di ricordi e di visioni.
Oggi mi sono
svegliato di soprassalto: qualcuno ha poggiato qualcosa sulla tua pancia e l’ha
fatto scorrere avanti e indietro: il mio cuoricino batteva velocissimo e tu per
la prima volta l’hai sentito forte e chiaro, in mezzo ai fruscii e alle
correnti del liquido nel quale sono immerso. Ho sentito un’onda di gioia
percorrermi tutto quando tu hai sorriso nello scoprire che sì, esisto davvero!
Non sono unicamente il frutto della tua immaginazione… Per la felicità, mi sono
messo a fare le capriole…
Stasera mi sono
mosso più forte del solito e tu mi hai sentito! All’inizio non eri sicura che
fossi io, ma poi hai capito. Hai avvertito come un guizzo, il guizzo di un
pesciolino che sbatte la coda, un leggero, rapido spostamento d’acqua, come il
battere d’ali di una farfalla. Un palpito di vita e tu hai esultato!
Sì, sono io,
mamma! Ora il nostro dialogo diventerà più fitto perché se io ti parlo tu mi
senti. È così bello essere percepiti…
Adesso mi sente
anche papà, perché i miei movimenti si sono fatti più percettibili, più forti,
più chiari. Mi piace quando mette una mano sulla tua pancia: accarezzando te
accarezza anche me. Io avverto il suo tocco dolce e forte e mi dà sicurezza. So
che protegge te e anche io mi sento protetto. Mi piace ancora di più quando mi
parla e mi racconta gli avvenimenti della giornata. Una specie di telecronaca
per prepararmi alla vita che mi attende…
In realtà non è
tanto ciò che dice che è importante per me ma il modo in cui lo dice.
La sua voce è
diversa dalla tua ma è una voce calda e buona e questo è ciò che conta per me.
Poi tu mi canti
una dolce ninna-nanna e io mi addormento cullato dalle note del tuo canto come
dalle onde del mare…
Oggi ti sei
spaventata e hai urlato: ho sentito come una punta acuminata entrarmi dentro e
ho vacillato per un po’. Cosa sta succedendo? mi sono chiesto. Poi tu sei
scoppiata a piangere a dirotto e io mi sono sentito solo e abbandonato. È da un
po’di giorni che sei triste. Lo sento, perché è come se una nebbiolina grigia
offuscasse l’azzurro del mio cielo.
Parlami, mamma,
dimmi del tuo dolore, della tua paura: forse tu non lo sai, ma se tu mi spieghi
io posso capire ogni cosa. È il tuo silenzio che mi fa star male. È come un muro
impenetrabile: il muro del pianto e mi spaventa. Sono così piccolo e mi sento
sperduto senza il tuo sguardo e la tua parola.
È tornato il
sole e io sono cresciuto: adesso i miei movimenti sono molto più decisi e
potenti e la tua pancia sussulta quando mi sposto. Ecco che tiro un calcio o un
pugno e il tuo ventre si solleva all’improvviso. Tu lo guardi estasiata
cercando di indovinare quale parte di me ci sia sotto quella magica
collinetta…Sarà una mano oppure un piedino? Come ti aspetti che io sia,
mamma? Tu non mi puoi vedere, mi scoprirai solo nel momento in cui sarò fuori
di te, ma allora ti piacerò? Non rimarrai delusa? A volte questi
pensieri mi affollano la mente perché so che tu ti sei fatta un’idea di me,
di come sarò, di come mi comporterò… ma io non sono solo un’idea nella tua
testa o un desiderio nel tuo cuore, sono un bambino reale, in carne e
ossa,forse molto diverso da come tu vorresti che io fossi… Sarò in tutto e per
tutto una sorpresa…
Sei pronta a
ricevermi?
Oggi mi sono
proprio divertito: siamo andati al mare e tu hai nuotato nell’acqua proprio
come io sguazzo e faccio capriole nella mia piccola piscina… Lasciati cullare
dalle onde mamma e abbandonati ai flutti: non c’è altro modo per galleggiare…
Chiudi gli occhi
e torna indietro nel tempo: ricordati quando anche tu eri avvolta nelle acque
del piccolo oceano primordiale…
Due gocce di
colostro sono comparse sul tuo seno turgido: stai preparando il
nutrimento per
me, il cibo che servirà a farmi crescere e diventare grande. Non vedo l’ora di
assaggiare il tuo latte dolce e bianco, di tuffarmi sulle tue mammelle gonfie e
morbide e gustare il delizioso nettare che le riempie.
Che bello e
confortante sapere che il tuo corpo si fa nutrimento per me!
Lo spazio
intorno a me si sta restringendo e io sono diventato un vero terremoto: non sto
fermo un attimo, finanche di notte mi agito e scalpito e a volte non ti lascio
dormire. Ma è solo quando tu finalmente ti fermi e ti sdrai che io posso
muovermi con più libertà… Di giorno sei sempre di corsa, hai centomila cose da
fare, vai di fretta e ogni tanto ti scordi di me… Così la sera, quando tu ti
riposi io ne approfitto per esplorare la mia navicella, di cui, come un piccolo
astronauta, conosco ormai anche gli angoli più remoti. Fra un po’ sarò così
cresciuto che non avrò più tanto spazio per muovermi, perciò è meglio darmi da
fare ora…
Tu stai
cominciando a fare i preparativi per il mio arrivo: mi hai comprato un
bellissimo
marsupio per portarmi con te, in giro per il mondo. Così, rannicchiato sul tuo
cuore, avvolto dal calore del tuo corpo, mi sentirò sicuro per le strade della
vita.
Grazie, mamma!
Comincio a
sentirmi stretto, forse è quasi ora di uscire…
Sento che si sta
avvicinando il grande momento, quando ti lascerò per entrare nel mondo. Non
senza un po’ di rimpianto accetterò la tua separazione da me: mi ero abituato
alla tua presenza, alla nostra vita in comune. Il mio cuore che batte col
tuo,il tuo respiro che mi culla come le onde del mare, il nostro dialogo fitto,
così tenero e dolce. Ma la Vita, questa forza potente che mi ha generato, mi
chiama, mi vuole per sé. E tu non puoi fare altro che aprire ancora una volta
il tuo grembo per donarmi a lei, umilmente. Giacché io non appartengo a te, ma
al mondo. Tu non sei che un
tramite, un
passaggio. La Vita è entrata in te e tu l’hai ospitata. Come un tesoro prezioso
l’hai custodita. La Vita entra, la Vita esce, e tu, donna, come la terra stai e
ti offri di farti sua dimora, flauto di canna per la sua melodia. La Vita
passa, come acqua di un fiume che scorre.
Non sarà facile
lasciarti e per te lasciarmi andare ma io so anche che non staremo lontani per
molto: ti ritroverò subito una volta nato. Cercherò il calore delle tue braccia
e mi avvierò a piccoli passi incerti verso il tuo morbido seno, guidato dal mio
fiuto ancora intatto, proprio come un cucciolo di orso o di canguro…
E quando ti avrò
ritrovato, allora e solo allora, saprò di essere approdato a casa, nel posto
giusto per me, quello che mi appartiene. So che tu sarai stanca e lo sarò anch’io,
ma ti prego non farti distrarre in quel momento e non lasciare che mi separino
da te: avrò bisogno della tua presenza quanto tu della mia.
Credo proprio
che stavolta ci siamo: è arrivato per me il momento di nascere.
Ecco, la grande
avventura ha avuto inizio: all’improvviso ho sentito come uno scoppio e l’acqua
calda che mi avvolgeva non c’è più. Il mio sarà un viaggio all’asciutto…
Sono cominciate
le spinte: il tuo utero si sta contraendo e io sento il suo abbraccio che mi
avvolge e mi massaggia per ora ancora dolcemente. Poi pian piano si fanno più
forti, sempre più forti, come onde stanno per sommergermi, mi sento preso in un
ritmo irresistibile… Una corrente mi trascina. Il mio corpo vibra insieme a
tutto il creato e io mi lascio andare alla danza della Vita. Tu ti sei messa a
cantare: le note a me familiari della tua voce mi accompagnano in questo mio
viaggio e mi danno conforto e sicurezza. So che ci sei, che ci sei per me, qui,
ora. Quello che stiamo
ballando adesso
è un valzer a due, siamo come una coppia di alpinisti che uniti dalla stessa
corda, si accingono a raggiungere la vetta. Dobbiamo lavorare insieme, in sintonia.
Come surfisti
cavalchiamo le onde cercando di mantenerci in equilibrio: ci lasciamo andare
alla forza del vento senza però lasciarci travolgere dall’acqua.
Anche papà dà
una mano con la sua presenza calma e vigile di fianco a te. Se tu sei tranquilla
lo sono anch’io. So che ce la faremo, che insieme si può.
Ora ti sei messa
a carponi, il tuo respiro è più rapido e affannoso, fai fatica a mantenere il
ritmo.
Io mi sono
infilato in un canale stretto e ho un po’ paura: aiuto, mamma, dove sei?
Ma non ho tempo
per pensare: devo chinare la testa e dire sì alla Vita.
Eccomi, sono
fuori. È stata dura, ma ce l’abbiamo fatta.
Ora non mi serve
altro che sentire il tuo corpo caldo sotto di me che mi sostiene, le tue mani
che mi avvolgono e mi accarezzano dolcemente, delicatamente… Vicino a te,
mamma, sono di nuovo a casa.
Elena Balsamo
Da Il
bambino naturale
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